Question Time del 17 novembre 2017

Ordine del giorno:
1 - R.G. n. 92/2 - Francesco Emilio Borrelli - Oggetto: "Contributi alle UNPLI ai sensi delle ll.rr. n.7/2005 e n.24/1984"
2 - R.G. n. 124/2 - Gennaro Saiello e Maria Muscarà - Oggetto: "Procedura di licenziamento dei lavoratori dell’impianto regionale di Boscofangone"
3 - R.G. n. 125/2 - Francesco Emilio Borrelli - Oggetto: "Vasca Pianillo"
4 - R.G. n. 126/2 - Luigi Bosco - Oggetto: "Determinazione della quota di compartecipazione utente al costo dei servizi domiciliari e semiresidenziali. Decreto Regione Campania n. 6 del 04/02/2010 art. 7 lett. A"
5 - R.G. n. 127/2 - Valeria Ciarambino, Maria Muscarà e Gennaro Saiello - Oggetto: "Criticità dell’offerta di assistenza ospedaliera in ambito Materno-Infantile. Macroaria ambito ASL Na 1 e Na 3 sud."
6 - R.G. n. 128/2 - Michele Cammarano - Oggetto: "Problematica STIR di Battipaglia."
7 - R.G. n. 130/2 - Ermanno Russo - “Parco Regionale dei Campi Flegrei."
8 - R.G. n. 131/2 - Giampiero Zinzi - Oggetto: "Mancata messa in sicurezza a seguito del rogo sviluppatosi all’interno del sito dell’ex ILSIDE di Bellona (CE)."
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1 - R.G. n. 92/2 - Francesco Emilio Borrelli - Oggetto: "Contributi alle UNPLI ai sensi delle ll.rr. n.7/2005 e n.24/1984"
Borrelli

Grazie Presidente. Voglio fare una piccola premessa: la mia interrogazione riguarda vicende che non toccano direttamente la gestione attuale e tanto meno quella dell’Assessore che in questo momento mi risponderà. Sto seguendo da un po’ di tempo una vicenda che sta avendo già degli elementi di assoluta gravità, dal mio punto di vista, per la quale interrogo la Giunta. La vicenda è la seguente: La Regione Campania incentivava, ai sensi della legge regionale 24 del 1984 – in precedenza altre leggi – le pro loco ed i Comitati UNPLI regionali con contributi pubblici dal 2009 al 2014 per una cifra di quasi 8 milioni di euro, i suddetti contributi venivano stanziati dalla micro regione Campania per tramite degli EPT (Enti Regionali per il Turismo) i quali avevano anche il compito delle propedeutiche verifiche istruttorie. Il Comitato UNPLI regionale e 5 Comitati Unpli provinciali hanno ricevuto, dalla Regione Campania, 770 mila euro di finanziamento dal 2009 al 2014. Il Comitato UNPLI Caserta, nel bilancio consuntivo 2014, non ha rendicontato un contributo pubblico di 15 mila euro pagato dall’EPT Caserta, con mandato di pagamento. La suddetta mancata rendicontazione è stata comunicata all’EPT Caserta in tata 26 febbraio 2016 e poi anche alla Direzione Generale per la Programmazione Economica del Turismo della Regione Campania. Nonostante le suddette comunicazioni – con decreti dirigenziali numero 129 del 29 ottobre 2016 e numero 30 del 4 aprile 2017 – la Regione Campania ha predisposto altri due contributi pubblici al Comitato UNPLI Caserta. Il Comitato UNPLI Caserta ha ricevuto la spettanza in bilancio consuntivo 2013 tramite il mandato di pagamento dell’EPT Caserta per un contributo di 15 mila euro, in totale assenza di spese sostenute nel medesimo esercizio, infatti il Comitato UNPLI Caserta ha approvato un bilancio – che sono andato a vedere – nel 2013 di zero entrare e zero uscite. Il Comitato UNPLI Benevento ha ricevuto – tramite sempre la stessa legge – dal 2009 al 2014, quasi 80 mila euro di contributi pubblici, senza ricevere alcun controllo, infatti la dirigente dell’EPT di Benevento ha dichiarato che l’EPT di Benevento non ha agli atti il bilancio del Comitato UNPLI Benevento. Il Presidente UNPLI Benevento, il dottor Antonio Lombardi, in riferimento ai bilanci del Comitato, durante l’audizione della I Commissione Consiliare Speciale del 9 giugno 2017 ha dichiarato: “Non ce l’hanno perché non ce l’hanno mai richiesto", inoltre ha dichiarato “che l’EPT Benevento, in data 8 maggio, ha chiesto ad horas i bilanci consuntivi che non trovava. Il 10 maggio 2017 ho scritto una lettera, ce l’ho qua, un paio di giorni dopo ho avuto impegni fuori sede e ho consegnato tutti i bilanci consuntivi che posso dare copia, l’ho mandata all’EPT perché mi ha fatto una richiesta ad horas. Dal 2007 al 2017 ho la lettera di trasmissione. A seguito di varie richieste di accesso agli atti da parte delle pro loco, l’Antico Borgo, Associazione UNPLI, un Comitato UNPLI regionale per evitare la propria documentazione contabile amministrativa ha presentato ricorso al Tar di Salerno, ricorso che è stato perso perché è assolutamente legittimo richiedere questi bilanci." Gli altri 3 comitati provinciali UNPLI (Avellino, Napoli e Salerno) ed i relativi EPT provinciali, hanno presentato diniego all’accesso dei documenti contabili, senza motivare con riferimento ai casi e ai limiti stabiliti dall’articolo 5 bis come previsto dalle varie leggi. Dalla scarna documentazione ottenuta, in riferimento al Comitato dell’UNPLI Caserta e al Comitato dell’UNPLI Benevento, si è potuto verificare che gli EPT di riferimento, prima di procedere al pagamento dei contributi, non hanno eseguito le propedeutiche verifiche istruttorie previste, infatti l’EPT Benevento, a seguito delle richieste di accesso in data 8 novembre 2017, ha chiesto al Comitato UNPLI Benevento i bilanci consuntivi dal 2007 al 2016. Gli enti provinciali del turismo hanno posto in un’inerzia l’estensione di documenti amministrativi e contabili del Comitato UNPLI regionale e dei comitati provinciali di Avellino e Salerno. Quanto premesso è stato oggetto di due audizioni in prima Commissione Speciale tenutesi il 18 maggio 2016 e 9 giugno 2017. Il sottoscritto Consigliere regionale interroga l’Assessore al Turismo per conoscere quali iniziative intende urgentemente adottare, e so che ne ha già adottate alcune per verificare la correttezza dell’utilizzo dei contributi erogati o in via di erogazione dell’UNPLI regionale e provinciale ai sensi delle leggi regionali n. 7 del 2005 e n. 18 del 2014 e, se in caso di acclarata legittimità delle procedure, intenda avviare le procedure per il recupero delle somme erogate. Quali procedure intende adottare per garantire la massima trasparenza e legalità nell’assegnazione dei futuri contributi.

Matera

L’interrogazione avente ad oggetto i contributi alle UNPLI ai sensi delle leggi regionali 7 del 2005 e 24 del 1984, si precisa quanto segue: la disciplina in materia di riconoscimento ed erogazione di contributi alle attività delle Pro Loco, comitati provinciali e regionali UNPLI, è stata modificata nel corso del tempo. La materia, dal 2005 fino al 2014, era disciplinata dalla legge regionale n. 7 del 2005 che al fine del perseguimento della valorizzazione turistica la Campania stabiliva ai sensi dell’articolo 6, comma 1, di incentivare l’attività delle Pro Loco e dell’UNPLI sia regionali sia provinciali con contributi stanziati in relazione ai programmi di attività redatti in sintonia con la programmazione regionale per il turismo e lo spettacolo, con l’utilizzo dei capitoli previsti nel Bilancio regionale. La medesima legge disponeva altresì di affidare agli Enti provinciali del turismo, competenti per territori, la successiva fase di liquidazione, nonché l’attività ispettiva di verifica sui soggetti considerati dalla medesima legge. Dal 2014 a tutt’oggi la materia è stata regolata dalla legge regionale n. 18 del 2014 e dal successivo Regolamento n. 2 del 2015. L’articolo 7 del citato Regolamento stabilisce che la Regione, nei limiti delle specifiche risorse attribuite attualmente con legge di Bilancio, incentiva le attività delle Pro Loco e dei comitati UNPLI con assegnazione di contributi per i programmi e le attività redatti in coerenza con la programmazione regionale in materia di turismo. Secondo quanto previsto dalla nuova normativa, per poter procedere all’assegnazione del contributo ai comitati provinciali e regionali UNPLI, è necessario esibire la seguente documentazione: Bilancio preventivo per l’anno di riferimento, ultimo Bilancio consuntivo debitamente approvato dagli organi statutari, relazioni delle iniziative svolte e programmate per l’anno di riferimento finalizzati alla valorizzazione del ruolo delle Associazioni Pro Loco, al miglioramento delle loro capacità operative e organizzative, al coordinamento con iniziative e il programma regionale, all’assistenza tecnica e amministrativa fornita agli associati. Ancora, documentazione atta a comprovare l’attività svolta nell’anno precedente. Per poter procedere invece alla liquidazione del contributo assegnato, le UNPLI devono presentare la seguente documentazione: Bilancio consuntivo dell’anno precedente a quello di riferimento debitamente approvato dagli organi statutari, relazione delle iniziative svolte, documentazione atta a comprovare l’attività svolta (rassegna stampa, materiale fotografico, locandine e pubblicazione). A seguito della mia nomina da Assessore ho immediatamente chiesto agli organi preposti di vigilare sulle procedure di assegnazione e erogazione dei contributi attribuiti alle Associazioni Pro Loco della Campania, ai cinque comitati provinciali e al comitato regionale, applicando rigorosamente le disposizioni normative di riferimento. Secondo quanto comunicatomi dagli uffici proposti relativamente all’annualità 2015, alle Associazioni Pro Loco, sulla base dell’istruttoria condotta dagli uffici della direzione generale, delle politiche culturali e del turismo, risultano liquidati alla data odierna contributi per euro 440 mila 724,84 ripartiti secondo criteri indicati dalla normativa di riferimento. Sempre per l’annualità 2015, a seguito della verifica della regolarità della documentazione prodotta dalle UNPLI provinciali e regionali sono stati erogati i seguenti contributi: comitato regionale UNPLI Campania (euro 30 mila), comitato provinciale UNPLI Napoli (17 mila 532), comitato provinciale UNPLI Salerno euro 18 mila in attesa di validazione degli uffici regionali; Comitato UNPLI Benevento euro 17 mila in attesa di validazione degli uffici regionali. Sempre per la stessa annualità 2015 è in fase di istruttoria la verifica documentale relativa ai contributi assegnati e non liquidati all'UNPLI di Caserta e Avellino. Per quanto attiene alle annualità 2016 e 2017, pur essendo stati assegnati, in ottemperanza a quanto previsto dalla citata legge regionale n. 18/2014 e del regolamento n. 2/2015, i contributi alle associazioni proloco della Campania, ai cinque Comitati provinciali e al Comitato regionale, allo stato non sono stati ancora liquidati in quanto sono in attesa delle verifiche istruttorie. Questa è la parte che mi riguarda, è un'impostazione molto rigida di quello che si sta facendo. Con riferimento ai contributi relativi alle annualità dal 2009 al 2014 precedenti la mia nomina di Assessore, stante la complessità e l'articolazione delle richieste, ho dato mandato agli uffici della Direzione generale politiche culturali e del turismo nonché al commissario unico liquidatore tanto per quanto di rispettiva competenza, di predisporre una relazione attenta e particolareggiata sulle modalità di assegnazione ed erogazione dei contributi oggetto dell'interrogazione. Ho avuto ampia assicurazione dagli stessi che nei prossimi giorni mi verrà consegnata un'esaustiva e articolata relazione e sarà immediatamente messa a disposizione. Qualora all'esito delle verifiche di cui sopra dovessero emergere irregolarità, ho chiesto alla Direzione generale e al commissario liquidatore unico degli APT di attivare qualsiasi azione tesa a salvaguardare e tutelare l'immagine della Regione Campania, ivi compreso, ove se ne riscontrassero i presupposti, ad avviare le procedure per il recupero delle somme erogate.

Borrelli

Sono pienamente soddisfatto della risposta dell'Assessore perché si è finalmente attivata la Regione su questa vicenda. Voglio aggiungere due cose: la prima è che sto valutando la possibilità di presentare nella prossima legge di bilancio un piccolo emendamento con cui eliminiamo la possibilità di dare fondi a questi soggetti visto il modo in cui sono stati gestiti e sto preparando un bilancio dossier perché risulterebbe - avrò modo di verificarlo - che addirittura la gran parte di queste strutture hanno la sede legale nell'abitazione degli stessi responsabili. Se ciò fosse confermato, ci troveremmo di fronte a una gestione assolutamente da contrastare. Detto ciò, sono contento e sono assolutamente soddisfatto dell'azione che hanno intrapreso l'Assessore e la Giunta.

2 - R.G. n. 124/2 - Gennaro Saiello e Maria Muscarà - Oggetto: "Procedura di licenziamento dei lavoratori dell’impianto regionale di Boscofangone"
Saiello

L'interrogazione di questa mattina è stata sollecitata dai lavoratori che da anni prestano il proprio servizio presso l'impianto di depurazione di Boscofangone, in località di Marigliano. Si tratta di circa 50 lavoratori negli ultimi mesi allarmati dall'avvio di una procedura di trasferimento che violerebbe quanto previsto nella legge regionale n. 15 approvata in quest'aula il 2 dicembre 2015 e finalizzata al riordino del servizio idrico integrato. Tale legge ha infatti previsto l'istituzione di un unico ambito territoriale ottimale il cui soggetto è l'ente idrico campano, cui partecipano i comuni del territorio campano. È proprio nell'ambito di questo procedimento, di questo processo di riordino del sistema idrico, che il 4 ottobre 2017 la Regione, il commissario straordinario dell'Ente d'ambito sarnese-vesuviano e la Gori hanno sottoscritto un verbale di accordo finalizzato a formalizzare il trasferimento dell'impianto idrico di Bosco Reale del depuratore di Boscofangone all'ente d'ambito e per esso al gestore GORI. Contestualmente si stabiliva che la GORI doveva provvedere al reimpiego del personale addetto agli impianti in questione che allo scopo doveva essere assunto ex novo. È proprio questo punto che ha allarmato in particolar modo i lavoratori e sul quale torneremo a breve perché è giusto seguire tutto l’iter e tutti i passaggi che si sono avuti in questa vicenda. Successivamente il 12 ottobre 2017 la GORI e le organizzazioni sindacali presenti al tavolo hanno concordato che il personale doveva essere assunto ex novo a tempo indeterminato. In particolare hanno stabilito innanzitutto che i rapporti di lavoro tra personale e GORI venivano novati al momento della loro instaurazione con l’applicazione del contratto collettivo nazionale gas/acqua, che ogni lavoratore doveva preliminarmente sottoscrivere un verbale di conciliazione al fine di rinunciare a qualsiasi pretesa in ordine al pregresso rapporto di lavoro e che a ciascun lavoratore veniva garantito il livello retributivo base previsto dal contratto collettivo nazionale e metalmeccanici relativo al livello di inquadramento attualmente goduto. Accade che dopo pochi giorni, per l’esattezza il 19 ottobre 2017, alcune sigle sindacali, quelle che rappresentano in verità proprio gli stessi lavoratori dello stabilimento, che stranamente negli incontri che si sono avuti in Regione non sono stati convocati o comunque non sono stati interpellati, a seguito di un’assemblea con i lavoratori stessi dei predetti impianti con nota trasmessa a mezzo PEC comunicano di non ritenere valido l’accordo siglato il 12 ottobre 2017 perché in violazione delle suddette normative. Nel frattempo però il Consorzio Nola Ambiente, titolare dell’affidamento per la gestione dell’impianto regionale di depurazione, con nota 25 ottobre 2017, comunicava l’avvio della procedura del licenziamento di tutto il personale occupato all’interno dell’impianto nell’ottica di prevedere l’assunzione ex novo con GORI. A questo punto però bisogna richiamare cosa dice la legge, ossia la legge regionale n. 15/2015, che è stata approvata in quest’Aula, e l’articolo 173 del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, che dispongono che il personale appartenente alle amministrazioni comunali e alle aziende ex municipalizzate o consortili e alle imprese private, anche cooperative, che operano nel settore dei servizi idrici è soggetto, fermo restando la risoluzione del rapporto di lavoro, al passaggio diretto e immediato al nuovo gestore del servizio idrico integrato con la salvaguardia delle condizioni contrattuali collettive e individuali in atto. In virtù degli accordi che si sono susseguite prima il 4 ottobre e poi il 12 ottobre, rispetto a quanto previsto dalla legge, i lavoratori si troverebbero invece a essere assunti ex novo perdendo così una serie di diritti che hanno maturato in questi anni, quindi scatti di anzianità e tutti i diritti ad essi collegati. Addirittura si parla anche della perdita dei minimi di base, quindi una serie di diritti che i lavoratori che operano su quell’impianto da oltre vent’anni hanno maturato. In questa sede chiediamo alla Giunta innanzitutto qual è lo stato attuale dell’iter anche perché, come giustamente diceva il Presidente, questa interrogazione era stata calendarizzata prima il 3 novembre 2017 e poi stranamente cancellata per assenza dell’Assessore competente, ma oggi mi ritrovo con un interlocutore che in quella giornata era presente nella seduta. Si chiede inoltre quali provvedimenti intende porre in essere al fine di risolvere la problematica in questione e scongiurare la possibilità che i lavoratori perdano questi diritti acquisiti nel corso di anni di servizio dell’azienda anche perché – si deve ricordare all’Assessore e alla Giunta – non si comprende perché a questi lavoratori debbano essere riservati dei trattamenti diversi rispetto alle procedure messe in campo per gli altri impianti di depurazione presenti in altri posti della Campania.

Bonavitacola

Grazie Presidente. Il Consigliere si mostra, e questo è un fatto che va a suo merito, molto informato sulla vicenda, però le sue informazioni sembrano, stranamente, finire in una certa data, perché, successivamente, ai fatti evidenziati nell’interrogazione, la Giunta regionale ha preso o delle iniziative, si sono svolti degli incontri proprio nella direzione delle problematiche che l’interrogante ha sollevato. È ovvio che noi che siamo stati promotori di una legge regionale siamo i primi interessati ad applicarla, quindi le devo dire che a seguito di quest’iniziativa si sono sviluppati rapporti che credo siano positivi ed incoraggianti con l’Ato competente e con la Gori e credo che ci siano le condizioni per governare questo passaggio di cantiere salvaguardando i diritti fondamentali dei lavoratori. Essendo una trattativa in corso sarà mia cura tenere aggiornato l’interrogante sugli sviluppi.

Saiello

. Abbiamo a cuore che la cosa vada in porto e che sia tutelato ogni diritto di questi lavoratori. Attenderemo gli esiti anche se la procedura di licenziamento, a quanto sembra, è ancora in essere, quindi queste persone sono preoccupate. Se ci sono delle date certe, d’incontri o comunque di risvolti, punteremo a sollecitare e ad essere da pungolo per tutelare queste persone.

3 - R.G. n. 125/2 - Francesco Emilio Borrelli - Oggetto: "Vasca Pianillo"
Borrelli

Volevo specificare che questo tipo d’interrogazioni che faccio io riguardano, prevalentemente, vicende che partono da molto lontano e, in alcuni casi, vicende come questa che, purtroppo, è l’emblema della gestione allucinante che abbiamo avuto per troppo tempo nel territorio, che poi ha portato alla devastazione all’inquinamento territoriale. La vicenda riguarda la Vasca Pianillo. Premesso che il Comune di Poggiomarino, in Provincia di Napoli, si trova nella stessa condizione ambientale, a causa della presenza, a monte del suo territorio, di una grande vasca di raccolta delle acque piovane, a valle del versante del Vesuvio, che insiste nel bacino idrico del Sarno. Questo invaso d’acqua, denominato Vasca Pianillo, è un’opera di ingegneria idraulica costruita nell’epoca dei borboni sul territorio del Comune di San Giuseppe Vesuviano, creata per ricevere le acque piovane che discendono dalle pendici orientali del Vesuvio. Da invaso per la raccolta delle acque piovane, la Vasca Pianillo, negli ultimi decenni, è diventato collettore di acque reflue a causa del deficitario sistema fognario della zona vesuviana, così da trasformarlo in una vera e propria cloaca a cielo aperto che lambisce terreni coltivati e centinaia di abitazioni. In occasione di forti piogge si creano consistenti esondazioni che invadono strade e terreni coltivati dal Comune di Poggiomarino, fino al vicino territorio di Striano, con gravi rischi per la salute e l’ambiente. Tale stato di cose è determinato dal mancato completamento – da parte del Commissariato Straordinario di Governo per il Fiume Sarno – delle reti fognarie e d’immissione nei depuratori dei Comuni: San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Poggiomarino e della conseguente impossibilità di procedere allo svuotamento e alla ripulitura della Vasca Pianillo. Dal 2012 l’Agenzia Regionale Campana per la Difesa del Suolo è subentrata nelle funzioni di Commissario Straordinario per il Sarno. L’interrogazione chiede: se non si ritenga opportuno e urgente procedere alla rimozione dei rifiuti solidi accumulati lungo i bordi delle vasche, ai margini delle strade di accesso ai terreni limitrofi, se non si ritenga di dover rafforzare le forme di controllo per contrastare il vergognoso scarico di rifiuti illeciti nel Comune di Poggiomarino e quale sia lo stato di attuazione dei lavori che interessano la Vasca Pianillo nell’ambito del Grande Progetto di Risanamento del Fiume Sarno.

Bonavitacola

La Vasca Pianillo, per la raccolta delle acque piovane, si è trasformata, negli anni, in un colletore di acque reflue colmo di rifiuti solidi accumulati, come evidenziato correttamente dall’interrogante. In base alla normativa vigente ogni operazione di pulizia, lungo i suoi bordi, ai margini delle strade di accesso, nella fattispecie dei rifiuti abbandonati, incombe, in primo luogo, a carico dei Comuni nei cui territori insistono questi abbandoni e questi sversamenti illeciti. I lavori che attualmente interessano la Vasca Pianillo non sono compresi nell’ambito del Grande Progetto di risanamento del Fiume Sarno, ma fanno parte del piano di interventi approvati con ordinanza commissariale 1719/2012 attribuiti prima all’agenzia Arcadis ed ora, per effetto della soppressione di quest’ultimo, alla diretta responsabilità di attuazione della Regione. Con riguardo ai lavori di ripristino della funzionalità della Vasca Pianillo è da evidenziare che questi sono correlati alla messa in esercizio del collettore comprensoriale sub2, per cui è necessario prima assicurare il recapito dei reflui fognari al collettore, oggi sversati nella vasca, successivamente effettuare l’analisi dei sedimenti necessari in quanto il sito è divenuto recapito di acque reflue, come si tratta nell’interrogazione, e solo a questo punto poter realizzare intervento di recapito finale. Naturalmente questo riguarda il recapito delle acque reflue, rimane sicuramente a parte il tema della rimozione dei rifiuti abbandonati lungo le vasche per il quale ove i Comuni o il Comune interessato non dovesse intervenire, solo in quel caso possono attivarsi i procedimenti sostitutivi da parte della Regione. Aggiungo anche che quell’area era interessata da un’opera rimasta inattuata, di cui nessuno parla e che è un grande scandalo, il cosiddetto Canale Ponte Sarno, che doveva essere il collettore di convogliamo delle acque reflue e anche delle acque discendenti dalle falde del Vesuvio in quella zona, opera rimasta incompiuta e sulla quale stiamo verificando quali sono gli interventi occorrenti, all’epoca furono spese ingenti risorse e quello è sicuramente un elemento strategico in quell’area, il risanamento del Grande Progetto Fiume Sarno, per risolvere questo problema che riguarda un’area nella quale vivono centinaia di migliaia di residenti.

Borrelli

Mi reputo soddisfatto della risposta del Vicepresidente Bonavitacola. È chiaro che ci sono delle responsabilità di vari soggetti, tra cui anche soggetti imprenditoriali e anche privati che hanno scaricato, hanno costruito e hanno fatto sì che questa vasca diventasse oggetto dell’interrogazione, con tutto quello che si è accumulato lì dentro. Resta il fatto che è chiaro che il Comune di Poggiomarino non sarà mai in grado di intervenire in modo strutturale, credo che una delle soluzioni, quella che ha detto poc’anzi il Vicepresidente Bonavitacola, potrebbe essere uno dei percorsi per risolvere una volta e per tutte questa vicenda, è un paradosso che un’opera di ingegneria di epoca borbonica di così grande qualità e con una funzionalità così interessante e intelligente oggi si sia trasformato in uno sversatoio abusivo.

4 - R.G. n. 126/2 - Luigi Bosco - Oggetto: "Determinazione della quota di compartecipazione utente al costo dei servizi domiciliari e semiresidenziali. Decreto Regione Campania n. 6 del 04/02/2010 art. 7 lett. A"
Presidente

Comunico che con nota, protocollo n. 18113, del 16 novembre 2017 l’assessore Lucia Fortini ha comunicato che non potrà partecipare all’odierna seduta di Question Time per precedenti ed improcrastinabili impegni assunti precedentemente, pertanto l’interrogazione Reg. Gen. n. 126/2 a firma del consigliere Luigi Bosco, avente ad oggetto: “Determinazione della quota di compartecipazione utente al costo dei servizi domiciliari e semiresidenziali. Decreto Regione Campania n. 6 del 04/02/2010 art. 7 lett. A” è rinviata alla prossima seduta di Question Time.

5 - R.G. n. 127/2 - Valeria Ciarambino, Maria Muscarà e Gennaro Saiello - Oggetto: "Criticità dell’offerta di assistenza ospedaliera in ambito Materno-Infantile. Macroaria ambito ASL Na 1 e Na 3 sud."
Ciarambino

L’Ospedale del Mare è stato progettato come un vero e proprio dipartimento dell’emergenza urgenza medica e chirurgica di secondo livello, con una pregnante vocazione per le alte acuzie, dotato di requisiti di alta complessità logistica per far fronte alle patologie più complesse. Nonostante i numerosi annunci e i crono programmi per l’apertura, allo stato attuale il pronto soccorso non è ancora attivo, mentre nelle more numerose strutture ospedaliere dell'area metropolitana di Napoli sono già state dismesse e convertite in ragione dell'imminente - questo mettetelo tra virgolette - inaugurazione del DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione). Il piano ospedaliero licenziato con il DCA n. 33/2016, pur confermando la vocazione dell'Ospedale del Mare come hub DEA di secondo livello, in difformità a quanto previsto dal DM n. 70/2015, ovvero il regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, ha incredibilmente cancellato dall'ospedale tutta l'area dell'emergenza materno-infantile, azzerando le aspettative di una soluzione delle tante criticità determinatesi nel frattempo con l'intempestiva chiusura di tre centri nascita dell'ASL Napoli 1 (San Gennaro, Annunziata e Incurabili) e tre centri nascita dell'ASL Napoli 3 Sud (Apicella di Pollena, Maresca e Torre del Greco, Boscotrecase), quindi sei punti nascita pubblici sono stati chiusi perché doveva aprire il polo materno-infantile all'Ospedale del Mare. Il DCA n. 33, dicevo, cancella incredibilmente il polo materno-infantile e vi colloca al suo posto la tredicesima cardiochirurgia della Campania - avremo un record italiano. La collocazione della cardiochirurgia negli ambienti progettati per ospitare luoghi come ostetricia e ginecologia richiederà un ulteriore, ingente impegno finanziario - dalla stampa ho letto almeno 2,5 milioni di euro in aggiunta a tutto quello che è già stato speso per realizzare lì quel polo materno-infantile - servirà anche a distruggere tutto l'allestimento già completato per l'intera area, inclusa la terapia intensiva neonatale, sale parto, sale chirurgiche dedicate con annesse isole neonatali - io l'ho visitato, vi posso dire che non ho mai visto nulla di simile sicuramente in Regione Campania, neanche nel privato - allestimenti strutturali e tecnologici costati ingenti risorse, completi, immediatamente fruibili, di una stupefacente adeguatezza e funzionalità ai più alti standard dell'edilizia sanitaria. Ora, considerato che il DCA n. 33/2016 prevede che le azioni di riorganizzazione definite in funzione dello status quo e dello scenario di breve e medio periodo debbano venire necessariamente rivalutate entro il 31 dicembre 2017, allorquando, alla chiusura delle procedure di accreditamento dei punti nascita in deroga, insieme a una rivisitazione dei volumi nel privato accreditato, avremo una definitiva analisi dei punti nascita che rispettano il nuovo standard dei 1000 posti annui, il nuovo DEA, progettato per accogliere il flusso degli utenti provenienti dai sei punti nascita già chiusi dalla possibile prossima chiusura dei punti nascita privati che non si metteranno in regola con gli standard e dall'accesso di domanda che congestiona il DEA del Cardarelli - è già fruibile, basta aprirlo, è pronto; Ritenuto che la programmata rivisitazione del piano ospedaliero dovrebbe ispirarsi a principi di efficienza, efficacia ed economicità, attesa anche la situazione catastrofica della sanità campana e quindi, in un'ottica di complessiva razionalità, dovrebbe prevedere il ripristino del dipartimento materno infantile nel DEA dell'Ospedale del Mare per i seguenti motivi: Il fabbisogno per il bacino d'utenza dell'ambito territoriale area orientale di Napoli e area vesuviana non è soddisfatto dalle strutture esistenti e lo attesta la stessa programmazione perché si prevede di colmare questa carenza, che è oggettiva e documentata, creando un polo materno-infantile a Loreto Mare, è invece soddisfatto il fabbisogno di cardiochirurgia dalle dodici strutture già esistenti; La nuova ristrutturazione del dipartimento completato e non ancora inaugurato comporterebbe un'evidente spreco di risorse pubbliche e un ulteriore impegno necessiterà per la successiva ristrutturazione del Loreto Mare - probabilmente da radere al suolo e rifare ex novo per chi lo conosce; Non è plausibile che l'Ospedale del Mare si avvalga per le urgenze della vicina Villa Betania; le urgenze ostetriche - il Vicepresidente è un medico e sa di che cosa sto parlando, è un ginecologico - sono spesso indifferibili e complesse; l'Ospedale del Mare è DEA di secondo livello ed è dotato di tutte le discipline specialistiche per far fronte alla maggiore complessità; Villa Betania è un pronto soccorso semplice, DEA di primo livello; per lo stesso motivo non è plausibile che le emergenze ostetriche, ginecologiche e pediatriche siano presidiate con una semplice guardia attiva in pronto soccorso, anzi questa ipotesi sarebbe la più pericolosa e non garantirebbe alcuna sicurezza sia agli operatori, che ai pazienti; Il trasferimento dell'intero team assistenziale del Loreto Mare al DEA, così come era previsto nella programmazione originaria, garantirebbe la continuità dell’applicazione di procedure consolidate e dei relativi esiti. Non ci sarebbe necessità di un ulteriore training per l’acquisizione del know- how, quindi quello che chiedo è se siano state poste in essere tutte le azioni di verifica e riorganizzazione della rete materno-infantile previste col DCA n. 33/2016 e se la programmata e imminente revisione del piano dell’offerta ospedaliera – abbiamo saputo che è all’attenzione del Ministero una nuova bozza – contempli il ripristino del polo materno-infantile presso il DEA Ospedale del Mare già in possesso della formale autorizzazione sindacale all’esercizio secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità utilizzando le risorse strutturali e tecnologiche già allestite nonché le risorse umane e organizzative prontamente disponibili all’interno dell’ASL Napoli 1 Centro.

Bonavitacola

Grazie Presidente. L’interrogante ricordava correttamente che si tratta di decisioni incluse in un piano della rete ospedaliera approvato con il decreto commissariale n. 33 del 30 maggio 2016, quindi non sono decisioni riconducibili all’Amministrazione regionale nell’esercizio delle sue funzioni ordinarie che, com’è noto, al momento sono sospese in ragione del disposto commissariamento, né sono riconducibili al commissario in carica, Presidente della Giunta regionale, che evidentemente è subentrato in epoca successiva. Posso riferire in sede istruttoria delle ragioni che hanno supportato questa decisione nell’ambito di quel piano e in effetti quel piano è stato definito dal commissario ad acta, dottor Polimeni, nel rispetto degli indirizzi contenuti nel decreto ministeriale n. 70/2005, che disciplina gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera. Esso ha individuato sia le diverse tipologie di disciplina previste per i tre livelli di presidi ospedalieri, quindi gli ospedali di base, presidi ospedalieri di primo livello e presidi ospedalieri di secondo livello, sia gli standard che definiscono le unità operative attivabili per singola disciplina in relazione ai vari bacini di utenza. Per configurare l’Ospedale del Mare quale dipartimento di emergenza e urgenza il commissario ha tenuto conto in primo luogo del fatto che ogni dipartimento di emergenza e urgenza di secondo livello è programmato per servire un bacino di utenza compreso mediamente tra 600 mila e 1 milione 200 mila abitanti. In secondo luogo ha tenuto conto degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi previsti dalla normativa statale contenuta nel richiamato decreto ministeriale n. 70/2015 per le strutture dedicate all’assistenza ospedaliera. In terzo luogo ha tenuto conto, ai fini della ragionevole distribuzione secondo un principio di prossimità e di copertura dell’utenza alle diverse strutture, delle strutture ospedaliere presenti nella zona a cavallo tra il territorio dell’ASL Napoli 1 Centro, dell’ASL Napoli 3 Sud e dell’ASL Napoli 2 Nord. In questo contesto e ciò considerato, il commissario ad acta ha compiuto una scelta programmatoria, per cui in luogo della disciplina di ostetrica e ginecologia già presente e programmata in numerosi presidi delle ASL del territorio di pertinenza dell’Ospedale del Mare si è preferito e prevedere un’unità operativa di cardiochirurgia al fine di rispondere a un bisogno assistenziale non soddisfatto diversamente da quello materno-infantile nel territorio di riferimento. Questa unità operativa infatti, secondo quanto evidenziato dal commissario ad acta, non era presente in nessun altro presidio dell’ASL Napoli 1 né in alcun presidio dell’ASL Napoli 3 Sud e dell’ASL Napoli 2 Nord. Tale scelta programmatoria è stata peraltro accompagnata dalla ricostituzione delle funzioni di ostetricia e ginecologia presso il Loreto Mare, ove si prevede l’istituzione di un’unità ospedaliera di ostetrica e ginecologia e l’istituzione di un’unità ospedaliera di terapia intensiva neonatale. Queste decisioni saranno confermate nella revisione della rete ospedaliera regionale in atto e consentiranno di inserire l’Ospedale del Mare a pieno titolo nella rete dell’infarto miocardico acuto quale hub di secondo livello fornendo così ai cittadini del territorio un servizio ospedaliero unico nel suo genere.

Ciarambino

Trovo che questo atteggiamento da scaricabarile sia poco rispettoso della mia intelligenza dal momento che nell’interrogazione che ho sottoposto all’attenzione è ben riferito che entro il 31 dicembre 2017 il Piano ospedaliero va rivisitato, quindi è di competenza dell’attuale Commissario, nonché Assessore alla Sanità, De Luca, doverlo fare, dal momento che bisognerà fare una rivalutazione del numero di parti nelle strutture, quindi del rinnovo dell’accreditamento e ci potremo trovare in una situazione di ulteriore diminuzione dell’offerta materno infantile. Quindi, non è assolutamente vero che il Piano ospedaliero è iscritto nella pietra ed è stato scritto dal Comitato precedente, è in queste ore al vaglio del Ministero la nuova bozza redatta e corretta da questo Commissario ed entro il 31 dicembre 2017 va rivisitato proprio con riferimento all’offerta materno infantile, quindi questa è la prima parte della risposta che contesto, dopodiché, dire che è stato redatto in sintonia con il DM70 dimostra di non conoscere quelle che sono le previsioni del DM70 che prevede che in un DEA di secondo livello, per essere classificato come tale, ci debba essere la ginecologia e l’ostetricia, dopodiché lei mi viene a dire che l’offerta materno infantile è soddisfatta nell’area di pertinenza dell’Ospedale del Mare, che serve parte dell’A.S.L. Napoli 1 Centro, come DEA di secondo livello unitamente al Cardarelli e tutta l’A.S.L. Napoli 3 Sud, in via esclusiva, come DEA di secondo livello, quando sono stati chiusi 6 punti nascita pubblici e l’evidenza che l’offerta materno infantile non sia soddisfatta deriva dal fatto che si prevede di creare un polo materno infantile all’Ospedale del Mare. Le ricordo che l’Annunziata faceva 2 mila parti annui, è stato chiuso, nulla è stato riaperto in sua vece, quindi, vuol dire che oggi stiamo dando un’offerta di materno infantile ben inferiore alla domanda. Di questo ne voglio lasciare traccia, perché mi auguro che non debba mai succedere che vi debba dire che avevo ragione. Come vi dicevo, le emergenze ginecologiche e ostetriche sono emergenze spesso emorragiche e indifferibili, all’Ospedale del Mare esiste la radiologia interventistica e in caso di distacco di placenta emorragica o di placenta previa, si può intervenire in maniera immediata, cosa che non si potrà fare al Loreto Mare, dopodiché, vi chiedo di smetterla di prendere in giro i cittadini perché con il susseguirsi dei governi regionali abbiamo visto sempre lo stesso film che si ripeteva. Si programma di chiudere e di aprire, intanto si chiude e poi non si apre, poi passa questo Governo regionale, ne arriva un altro, si rifà un nuovo Piano ospedaliero, intanto si è smantellato tutto quello che si poteva smantellare e nulla di nuovo viene aperto, tant’è che vi avevamo proposto un emendamento, nelle scorse leggi di stabilità, per dire: “Facciamo un cronoprogramma sincrono delle aperture e delle chiusure in modo che nulla si chiuda se qualcosa non si è aperto”. Adesso mi state dicendo che smantellerete l’Ospedale del Mare ed io sono certa che non si riaprirà nulla al Loreto Mare, perché ci vorrebbero dei lavori strutturali tali da doverlo radere al suolo e ricostruire, cosa che non farete, quindi, intanto starete continuando a negare l’assistenza materno infantile e a sprecare denaro pubblico. Non ci fermiamo qua, ci rivolgeremo direttamente al Ministero su questa questione.

6 - R.G. n. 128/2 - Michele Cammarano - Oggetto: "Problematica STIR di Battipaglia."
Cammarano

Torniamo su un tema quanto mai attuale e sentito dalla comunità battipagliese e da qualche mese anche dalla comunità ebolitana, avendo preso coscienza di quanto stava accadendo. Leggo l’interrogazione affinché chi ci ascolta possa essere edotto sulla materia. Premesso che: a) Nel Comune di Battipaglia insiste, da circa un ventennio, un impianto pubblico per il trattamento di rifiuti indifferenziati, il cosiddetto Stir – che lei è andato anche a visitare – di proprietà gestito da Legambiente Salerno SpA, società in house della Provincia di Salerno. b)  Nel 2015 la Regione, con decreto dirigenziale numero 190, riesaminava l’autorizzazione rilasciata alla predetta società aumentando la quantità di rifiuti da adattare fino a 413 mila tonnellate all’anno, oltre a 144 mila tonnellate di rifiuti differenziati da avviare alla messa a riserva e autorizzando l’attività di trattamento della frazione organica tramite compostaggio per un quantitativo annuo pari a 35 mila circa tonnellate annue. c)  In data 12 maggio 2016 la Regione pubblicava avviso volto ad acquisire da parte delle Amministrazioni comunali le manifestazioni di interesse alla localizzazione sui propri territori di impianti di valorizzazione della frazione organica, dei rifiuti solidi urbani da raccolta differenziata. d)  LaEcoAmbienteSpaaderivaautonomamenteall’avviso,indicandol’areainternadelloStir di Battipaglia per la realizzazione dell’impianto di compostaggio. e)  Con delibera 494 del 13 settembre 2016 era programmato il finanziamento per la realizzazione del predetto impianto a valere sulle risorse del POR FESR Campania 2014- 2020, asse 6, obiettivo specifico 6.1, azione 6.1.3 e successivamente era approvato accordo di programma con la Provincia di Salerno per la realizzazione degli interventi. f)  Da ultimo, con decreto dirigenziale n. 1 del 16 maggio 2017 la Regione approvava il progetto esecutivo dell’impianto di compostaggio da realizzare allo Stir. Premesso altresì che: a)  L’atto di autorizzazione risente del mancato coinvolgimento dell’Amministrazione comunale alla localizzazione dell’impianto sul proprio territorio, atteso che all’avviso del 12 maggio 2016 rivolto chiaramente alle Amministrazioni comunali rispondeva la Eco Ambiente, società in house della Provincia di Salerno. b)  L’Amministrazione comunale di Battipaglia impugnava i predetti atti mediante ricorso straordinario a capo dello stadio. Visti: a)  Il seguente carico ambientale, di cui lei conosce bene, dell’insediamento di trattamento di rifiuti organici nel Comune di Battipaglia, dove c’è Eco Ambiente (35 mila tonnellate), Nappi Sud (79 mila tonnellate), la Palmeco (19 mila tonnellate), Sele Ambiente (34 mila tonnellate), la Sele e Spa (5 mila), per un totale di 173 mila tonnellate. b)  Altrocaricoambientaleèprodottodagliinsediamentiditrattamentodirifiutiinorganicidove abbiamo: Eco Ambiente (413 mila tonnellate), Nappi Sud (1 milione 697 mila tonnellate), Palmeco (35 mila tonnellate), Sele Ambiente (330 mila), Sele Spa (25 mila) per un totale di 2 milioni e mezzo di tonnellate. Considerato che: a) Nel territorio comunale di Battipaglia vi sono altri 5 impianti privati di trattamenti di rifiuti, . situati oltre il confine, di questo ne abbiamo parlato, lei è andato lì vicino, a circa 150 metri di distanza dallo Stir c’è anche un altro impianto di compostaggio che tratta circa 120 mila tonnellate annue di umido e che insiste sul territorio del Comune di Eboli, impianto che dovrebbe avere la licenza per arrivare a 80 mila tonnellate. b)  Dunque, in un’unica area si concentrano tutti gli impianti, rendendo l’area irrespirabile soprattutto per i cittadini di Battipaglia. c)  In un’area di pochi chilometri quadrati si avrebbe la potenzialità di ricevere più di 100 mila tonnellate di frazione umida, praticamente il fabbisogno di tutta la Provincia di Salerno e in spregio ai principi di autosufficienza, prossimità territoriale e minimizzazione degli impatti ambientali richiesti dalla normativa europea. Rilevato che: La ditta Eco Ambiente è stata altresì destinataria di contestazioni dell’Arpac e diffide della Regione stessa per violazione del codice ambientale, in particolare sotto il profilo delle emissioni odorigene. Tutto ciò premesso, considerato e rilevato interroga sui seguenti punti per sapere: Se nelle procedure autorizzative dell’impianto in questione è stato tenuto conto della preesistente impiantistica pubblica e privata e del relativo impatto su tutto il territorio del Comune di Battipaglia e dei Comuni limitrofi e per quanto riguarda le emissioni di miasmi, l’inquinamento dell’area e la congestione del traffico dovuto agli automezzi pesanti. Se alla luce delle autorizzazioni ad oggi concesse dalla Regione Campania nelle aree industriali dei Comuni di Eboli e Battipaglia, per quanto riguarda la potenzialità di smaltimento della frazione organica che sarebbero in grado di trattare un quantitativo sufficiente a soddisfare l’intera Provincia di Salerno si ritengano rispettati misure e principi di prossimità, di autosufficienza dettati dall’Unione Europea. Secondo quale interpretazione estensiva una società partecipata di un Ente provinciale può rappresentare un ragionevole interesse alla localizzazione sui propri territori di valorizzazione della frazione organica dei rifiuti solidi e urbani, visto che la richiesta era esplicitamente formulata dalla Regione Campania esclusivamente all’Amministrazione comunale in ragione della loro rappresentatività territoriale. Quali interventi migliorativi sono stati proposti dal soggetto aggiudicatario della gara di appalto degli impianti in questione rispetto al progetto originario della Eco Ambiente Salerno Spa.

Bonavitacola

C’è una relazione molto dettagliata che non leggo, magari la metto a disposizione dell’interrogante. Vorrei, forse più utilmente, fare qualche riflessione perché c'è una parte dell'interrogazione che muove da presupposti che io non condivido, c'è una parte, forse implicitamente ricavabile dalle cose che dice l'interrogante, che mi trova d'accordo. Mi spiego. Noi siamo tutti d'accordo che dobbiamo fare gli impianti di compostaggio altrimenti dovremmo dire che noi non vogliamo fare la raccolta differenziata, le due cose viaggiano insieme, come è ovvio. Voi sapete che noi paghiamo una multa di 120 mila euro al giorno che si compone così: 40 mila euro per mancati termovalorizzatori, 40 mila euro per mancati impianti di compostaggio, 40 mila euro per mancate discariche. Abbiamo fatto un piano dei rifiuti che anche il gruppo del Movimento 5 Stelle ha contribuito a definire positivamente e costruttivamente perché abbiamo detto: chiudiamo la storia dei termovalorizzatori e puntiamo sulla raccolta differenziata, facciamo quello che ci chiede di fare l'Europa. A questo punto dobbiamo decidere di fare gli impianti di compostaggio. Dove li facciamo? Se noi fossimo una regione normale nella quale operassero gli enti di governo territoriale che operano in altre parti d'Italia, gli enti d'ambiti dovrebbero garantire l'autosufficienza di gestione del ciclo dei rifiuti nel proprio ambito. La nostra legge regionale ha previsto 7 ATO, 4 per le province minori e 3 nella città metropolitana di Napoli. Con difficoltà questi enti stanno avviando la loro operatività e mi auguro quanto prima incominciano ad esercitare le loro funzioni. Noi abbiamo deciso di mettere il ciclo dei rifiuti in mano a chi deve averlo, cioè il sistema delle autonomie e dei comuni. Nel frattempo non potevamo dire all'Europa "aspettate un attimo, stiamo facendo il riordino del ciclo dei rifiuti", dovevamo operare, dovevamo fare delle cose, tant'è che a dicembre ci aspettano per capire quali novità abbiamo introdotto in concreto, non sul piano delle previsioni teoriche, ma in concreto, con azioni, risorse, investimenti, misure, atti, procedure di gara, contratti. Per fare questo abbiamo esercitato una funzione di transitoria supplenza, cioè la Regione si è messa a fare quello che normalmente non dovrebbe fare: una programmazione di dotazione impiantistica che riguarda la frazione umida. A quel punto abbiamo fatto due scelte: rivolgerci ai comuni per gli impianti da realizzare ex novo con la manifestazione di interesse che lei ricordava, perché vogliamo finire la storia delle barricate, del comitativismo, si può dialogare e i comuni hanno risposto in tanti, noi abbiamo selezionato 15 comuni su oltre 30 richieste; poi abbiamo deciso una cosa ovvia: man mano che cresce la differenziata, come direbbe l'ingegner Catalano, noto esperto del ciclo dei rifiuti, diminuisce la indifferenziata e quindi diminuisce il quantitativo di indifferenziato che va agli impianti STIR, perciò abbiamo una dotazione sottoutilizzata. È come se una fabbrica avesse tre catene di montaggio ferme; che facciamo, ci mettiamo a farne delle altre? No, utilizziamo quelle che abbiamo. Per cui abbiamo deciso di fare impianti di compostaggio presso gli STIR. Questo è il caso anche di Battipaglia, che quindi non rientra nella risposta all'avviso rivolto ai comuni, ma rientra in questo secondo capitolo. Intendiamoci, in Campania avremo un fabbisogno di 750 mila tonnellate nel momento in cui avremo raggiunto la soglia di differenziata che ci prefiggiamo; in provincia di Salerno abbiamo un fabbisogno stimato di 120 mila tonnellate, c'è un impianto, a Salerno, di 30 mila tonnellate, e un impianto e Eboli di 20 mila, siamo a 50 mila. C'è un ulteriore residuo di 70 mila tonnellate. Allora - e vengo alla parte che probabilmente ci può vedere d'accordo - come soddisfiamo questo fabbisogno inevaso? Secondo noi prioritariamente attraverso impianti gestiti dalla mano pubblica e secondo il principio di prossimità che lei ricordava. Se io a Battipaglia realizzo un impianto di 30 mila tonnellate, ne residuano 40 mila in provincia di Salerno. Non ha senso fare un altro impianto di 70 mila tonnellate a pochi metri perché non sarebbe ragionevole e in secondo luogo perché non risponde a quel principio di prossimità. Sarebbe meglio farne uno a sud della provincia di Salerno. Come possiamo fare questo? Non è facile; le dotazioni impiantistiche, a differenza degli altri segmenti del ciclo, non sono sottoposti a regime di privativa, quindi un imprenditore può candidarsi e dire che vuole fare un impianto. Se rispetta la disciplina urbanistica e le norme ambientali è difficile dire che non lo può fare, tranne che, e dobbiamo fare uno sforzo, perché in questo sono d’accordo, si definisca un quadro normativo, come abbiamo fatto per esempio per le pale eoliche, per le quali abbiamo definito l’indice di saturazione (non c’è nelle leggi statali) e il TAR Campania ha detto che abbiamo fatto bene a farlo. Dovremmo definire un quadro normativo – non so se di rango legislativo, ma forse sì - che comunque aiuti le Conferenze dei servizi a valutare anche non l’impianto in sé, ma il contesto nel quale l’impianto di inserisce. Se noi abbiamo un’area nella quale c’è una criticità il fabbisogno pregresso va soddisfatto in primo luogo attraverso impianti di iniziativa pubblica e nell’alternativa tra impianti di iniziativa pubblica e privata vanno privilegiati quelli a iniziativa pubblica perché danno maggiori garanzie di controllo e sui conferimenti e sulle tariffe applicabili. Ci sono delle ragioni per farlo, però non è che dovunque facciamo impianti di compostaggio è come se stessimo pensando di fare una centrale atomica perché in questo modo il piano di gestione dei rifiuti non lo attuiamo e non regge. La parte tecnica sta nella relazione. È vero che c’è un problema di miasmi. L’impianto di compostaggio è una banalità, soprattutto quelli che abbiamo previsto noi che non prevedono trattamento anaerobico per produrre gas e quindi metano. Sono impianti banali; non si hanno emissioni di polveri sottili in atmosfera né hanno problemi di inquinamento dei reflui. C’è un problema che riguarda il trattamento degli odori, ma con le tecnologie di oggi, se funzionano i filtri di espirazione e gli impianti di abbattimento, un impianto di compostaggio fatto a regola d’arte, anche se uno ci passa davanti, passa inosservato, come avviene in tutte le parti civili e avanzate d’Europa. Solo da noi vi sono la paura e il terrore. In Commissione Ambiente ho preso impegno, e lo manterremo, di definire un tavolo tecnico perché questo aspetto, che è l’unico critico vero, venga tutelato, monitorato e vengano prese tutte le iniziative del caso. Il progetto esecutivo già prevede le migliori tecnologie oggi esistenti. Il problema non sono le previsioni, ma è l’attuazione e la gestione quotidiana, la manutenzione e il rispetto delle prescrizioni e delle autorizzazioni ambientali. Se noi facciamo questo, sgomberiamo il campo da questa ansia e da questa tensione e questa parte di preoccupazione che esprimono il Comune di Battipaglia e le popolazioni credo che vada ascoltata e rassicurata in concreto. Altre cose fanno parte di un comitatismo No TAV applicato ai rifiuti che noi non possiamo accettare.

Cammarano

Presidente Bonavitacola, dimentico la risposta formale che avevamo preparato giusto per chiarire alcuni punti. A Battipaglia e a Eboli di comitatismo c’è poco, nel senso che il Comune si sta appellando al metodo per cui la Eco Ambiente ha aderito al bando e ci sono una serie di cittadini che sono vent’anni che sono vessati da puzze, quindi a prescindere dall’impianto, che funzioni o meno, a norma o cose di questo genere, abbiamo visto che ci sono state anche criticità nell’impianto di compostaggio di Salerno, dove l’ANAC ha puntato i riflettori. Il problema è atavico sul problema dei controlli. Sul sito di Eboli, delle 80 mila tonnellate, è la Regione a esprimere un parere sull’ampliamento, quindi gli uffici dovrebbero, se non essere lo stesso, almeno parlarsi tra di loro quando si decide come collocare un sistema di gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda le Ato, probabilmente c’è un problema della legge, Presidente, perché sono due anni che non riescono ad organizzarsi, nessuna è partita in maniera pratica, c’è un problema del legislatore o di chi ha fatto quella legge per creare gli Ato. Da questo empasse dobbiamo uscire e bisogna sicuramente, a Battipaglia, trovare una concertazione sia con l’Amministrazione sia con i cittadini per cercare di risolvere il problema in maniera più efficiente possibile. Siamo, ovviamente, a favore del compostaggio perché chiude il nostro ideale ciclo dei rifiuti, però la situazione di Battipaglia lei la conosce bene, abbiamo già fatto due audizioni in due Commissioni differenti, abbiamo fatto interrogazioni, c’è questa ulteriore interrogazione di Question Time, è un problema da affrontare e risolvere insieme ai cittadini e all’Amministrazione.

7 - R.G. n. 130/2 - Ermanno Russo - “Parco Regionale dei Campi Flegrei."
Beneduce

Premesso: Che la legge regionale 33 del 1 settembre 1993 ha individuato, tra le aree protette della Regione Campania, quella relativa ai Campi Flegrei. Che la gestione di dette aree protette è affidata ad enti con personalità giuridica di diritto pubblico, istituiti con decreto del Presidente della Giunta regionale comma 1 articolo 7 della legge regionale 33 del 1993, i cui assetti operative, avviati con legge regionale numero 4 del 2011 e successivamente con deliberazione giuntale numero 653 del 2012, tuttavia non risultano ancora completati. Che parte del personale distaccato, dall’informazioni che abbiamo a disposizione, è impiegabile non più di due volte a settimana e ciò, malgrado la richiesta di dotazione minima di personale, inviata alla competente direzione della Giunta regionale e fino ad oggi priva di riscontro. Che la Giunta regionale, con deliberazione numero 174 del 3 aprile 2015, ha nominato un Commissario ad hoc per il Parco avvalendosi di una risorsa interna all’Amministrazione, di fatto, distratta da altri compiti strategici. Considerato: Che l’attuale governance del Parco regionale dei Campi Flegrei ha proposto alla Regione di avviare un progetto pilota che ha accolto, per continuità territoriale, più aree protette al fine di affidare la gestione di tale macroarea in capo ad un unico ente e che potrebbe estendersi dai Campi Flegrei fino alla foce del Volturno passando per le colline di Napoli. Che nelle more dell’approvazione, in sede nazionale, di un apposito progetto di revisione della legge sulle aree protette e in vista della modifica della legge regionale 33 del 1993, già all’ordine del giorno della competente Commissione in Consiglio regionale, il Parco regionale dei Campi Flegrei potrebbe farsi promotore, nell’ottica di un’eventuale fusione con il Parco regionale metropolitano, nelle colline di Napoli e quello della riserva naturale della Foce del Volturno e della Costa di Licola, di iniziative progettuali, a valere sul Por 2014-2020, già esistenti, ma non ancora attuate per la mancanza del legale rappresentante dell’ente. Che risulta altresì concesso in uso, mediante comodato oneroso, un immobile demaniale sito in Bacoli, località Miniscola, alla via Fronseca numero 19 della Regione Campania quale sede istituzionale del Parco, ma che il medesimo non risulta essere ancora operativo per carenza di risorse da parte dell’ente nel far fronte ai lavori di ristrutturazione ed adeguamento alla normativa vigente in materia d’impiantistica. Tutto quanto premesso: Interroga l’Assessore all’Ambiente della Giunta regionale per conoscere: - Quale sia il futuro che il Governo regionale ha immaginato, in termine di programmazione ed operatività per l’Ente Parco Regionale dei Campi Flegrei, stante la sofferenza che esso ha più volte formalmente denunciato per il tramite dell’attuale governance sul piano delle risorse sia umane sia finanziarie. - Quale sia il disegno complessivo di questa Giunta regionale rispetto alle aree protette della Campania che rischiano, di fatto, di restare tali soltanto sulla carta, senza incidere in alcun modo sull’equilibrio dei territori che dovrebbero rappresentare un’autentica risorsa in fatto di ambiente, sviluppo e turismo per la nostra Regione. - Quali siano i tempi di un’eventuale progetto di rilancio o di accorpamenti dei parchi regionali della Campania. Grazie.

Bonavitacola

Sono sostanzialmente d’accordo con le preoccupazioni che sono contenute e sono il presupposto di quest’interrogazione. Nel 1993 fu fatta una legge regionale che ha previsto un numero di parchi notevoli, credo 12 o 13, sono passati molti anni, quasi un quarto di secolo da quella decisione e il bilancio è un po’ questo: non basta prevedere sulla carta un Ente se quell’Ente non è dotato di risorse finanziarie, se a quell’Ente vengono distaccati quasi, nel tempo libero, dipendenti funzionari regionali che si occupato di oltre cose. L’interrogante ricordava la vicenda della sede del Parco dei Campi Flegrei, ma purtroppo sono a diretta conoscenza che problemi analoghi riguardano altri parchi, il Parco delle Colline, di recente il Parco dei Monti Lattari ed altri. L’esigenza di metterci mano c’è, ma anche allo scopo, ed è questa un’epoca diversa dal 1993, dove c’era più una cultura e una logica difensivistica del territorio: facciamo i parchi perché abbiamo un altro gendarme che vigila contro i saccheggi e le aggressioni. Oggi possiamo avere un atteggiamento più laico e razionale e possiamo utilizzare i parchi in una funzione non soltanto di vigilanza, dal versante del regime dei vincoli, ma anche come soggetto attivo dal versante della manutenzione e della valorizzazione. Avete visto quest’estate il problema degli incendi il quale aggrava le condizioni di criticità dell’assetto idrogeologico di tanti territori e l’incrocio dell’incendio e il venir meno della protezione e gli apparati radicali del territorio e poi di precipitazioni metereologi che inevitabilmente, durante il periodo dell’anno, presenti creano un mix micidiale con grandi rischi. Questo è un ruolo essenziale di questi organismi. Cosa fa la Giunta? La Giunta è d’accordo a quello che sta facendo il Consiglio, pendono proposte di legge in Commissione per arrivare ad una riforma di questi istituti, diminuendone il numero, potenziando le strutture e le risorse a disposizione e arrivando a dare un’effettiva funzionalità a questi organismi. Non crediamo che siano sbagliati, crediamo che debbano essere riformati e molti spunti dell’interrogazione vanno in questa direzione. Garantisco un impegno specifico sul problema della sede, che veniva evidenziato, purtroppo devo dire che non è l’unico caso che abbiamo di fronte.

Beneduce

Ringrazio l’Assessore essendo vicino alla problematica degli Enti Parco, lui poc’anzi ha ricordato che anche l’Ente Parco dei Monti Lattari soffre di criticità in quanto sappiamo che è stata sloggiata la sede del Quisisana dal Comune di Castellammare. Mi trova veramente d’accordo su questo anche se dico che un’iniziativa bisogna prenderla perché proprio quella dei Campi Flegrei rappresenta una delle aree regionali a più alta valenza ambientale, ma anche storica ed archeologica. Come diceva l’Assessore poc’anzi, non dobbiamo soltanto difendere questo nostro territorio, ma dobbiamo promuoverlo e per poterlo promuoverlo penso che servono dei contenuti, servono degli strumenti per il nuovo protagonismo di questi parchi della Regione Campania. Ci aspettiamo che questa proposta di legge che è incardinata nella VII Commissione di cui io faccio parte, però poi non se n'è saputo più niente - venga riproposta anche dal Presidente Oliviero, che vedo qua in aula, e che ci sia veramente una sintesi al fine anche di tutelare il nostro ambiente e di fare, come giustamente dice l'Assessore, di questi dodici o tredici parchi, sette, ma che siano di qualità e che diano delle risposte concrete anche ai nostri cittadini, anche nell'ottica di sviluppo del turismo. Grazie.

8 - R.G. n. 131/2 - Giampiero Zinzi - Oggetto: "Mancata messa in sicurezza a seguito del rogo sviluppatosi all’interno del sito dell’ex ILSIDE di Bellona (CE)."
Zinzi

Grazie, signor Presidente. Oggi avrei potuto presentare un'interrogazione sul Piano rifiuti da lei citato poc'anzi, al quale non abbiamo contribuito e su cui le criticità sono tante, ma ho preferito dare la priorità a un'emergenza. Ha citato gli incendi di questa estate e in provincia di Caserta, in particolare nel comune di Bellona, gli incendi sono stati due e hanno riguardato l'ex ILSIDE sita in Bellona, rispetto alla quale esiste un'emergenza, i cittadini hanno chiesto interventi concreti alle istituzioni. La Regione Campania non è in grado di dare una risposta addivenendo a una soluzione. Faccio una breve cronistoria. Noi ci siamo attivati in III Commissione speciale, abbiamo fatto una specifica audizione e abbiamo approvato una risoluzione. Io ho presentato diverse interrogazioni, l'ultima interrogazione scritta è di qualche settimana fa. I suoi uffici hanno scaricato la responsabilità sulla ditta e sul Comune, facendo riferimento chiaramente al testo unico. La ditta nel frattempo è fallita ed il Comune, pur non avendo una condizione finanziaria rosea, non è in dissesto e per questo la Regione Campania non è potuta intervenire. La mia interrogazione riguarda la soluzione che la Giunta regionale ha in mente per un'emergenza di questo genere, rispetto alla quale noi non possiamo con inerzia aspettare che si consumi un'altra tragedia e dobbiamo chiaramente intervenire, per cui la mia sollecitazione va in questa direzione e le chiedo di capire e di condividere insieme qual è la soluzione che noi possiamo mettere in campo per risolvere questo tipo di situazione che pure resta irrisolta nonostante le fumarole siano presenti e l'ARPAC abbia accertato delle anomalie che sono preoccupanti. Grazie.

Bonavitacola

La vicenda dell'ex ILSIDE ci ha visto impegnati in diverse sedi, in diverse occasioni, prima in Commissione, poi in incontri con l'amministrazione, io stesso ho incontrato anche un comitato di cittadini preoccupato dall'evolversi della vicenda, che è abbastanza complessa, ma che, su questo sono d'accordo con l'interrogante, richiede che si metta una parola fine. Vi è stato un fenomeno di rifiuti accumulati in maniera impropria, vi è stata una combustione, vi è stato un intervento di spegnimento attraverso l'uso, così come normalmente avviene in questi casi ed è corretto fare, di terreno vegetale. Naturalmente queste tecniche comportano il blocco della combustione nelle sue fasi più eclatanti, ma non risolvono il problema di una combustione latente, soprattutto nelle parti più profonde dell'accumulo, che dà origine al cosiddetto fenomeno delle fumarole. Mentre si pensa che l'incendio sia finalmente domato, alla fine si scopre che questo non è avvenuto. L'azienda non è fallita, è in una fase di amministrazione controllata. La Regione Campania ha avviato una procedura di revoca dell'autorizzazione, non l'ha portata fino alla conclusione del procedimento in attesa di vedere se l'impresa assume l'iniziativa di rimuovere, perché lì non c'è altra soluzione, vanno tolti questi rifiuti. Tra l'altro lì ci sono rifiuti combusti, ma anche accumuli di rifiuti non combusti. Potenzialmente quelli possono diventare una nuova fumarola. Abbiamo avviato un’iniziativa volta a rievocare l’autorizzazione e contemporaneamente anche il Sindaco ha preso l’iniziativa con una diffida per interventi in danno. In esito a questa iniziativa del Comune, che quindi impedisce un’attività sostitutiva della Regione, la Regione interviene in caso di inerzia dell’Amministrazione comunale, il Comune ha emanato un’ordinanza e ha dato un termine. Questo termine è spirato, è evidentemente che il Comune dovrà dare seguito a questa azione e non avendo le risorse abbiamo già dato la disponibilità di poter affiancare l’Amministrazione comunale di Bellona per affrontare questa grave emergenza ambientale. Siamo in questa fase, ma sono d’accordo che alla fine, al di là del rimbalzo delle responsabilità e delle competenze, va messa una parola fine.

Zinzi

Presidente, la risposta mi soddisfa nella misura in cui le intenzioni si tramuteranno in tempi certi in un intervento risolutivo. Semplicemente riprendo la legge n. 14/2016, che avete scritto e approvato, che all’articolo 45 dice che nelle more della riorganizzazione del ciclo dei rifiuti spetta alla Giunta regionale promuovere l’attuazione di un programma straordinario articolato in cinque obiettivi. Uno di questi obiettivi recita “la bonifica e la riqualificazione ambientale dei siti compromessi dall’abbandono incontrollato di rifiuti e quelli utilizzati per lo stoccaggio di rifiuti anche per ottemperare alle sentenze di condanna della Corte di Giustizia Europea del 4 marzo 2010 e del 16 luglio 2015”. Presidente, chiaramente anche situazioni così borderline come quella di Bellona devono rientrare in una legge che prevede delle fattispecie e quindi deve essere utilizzata la legge per risolvere emergenze di questo tipo. Sono fiducioso, per l’ennesima volta tendo la mano alla Giunta rispetto agli impegni che assume, però chiederò conto nel breve termine dei risultati che dovrete e che dovremo ottenere per il territorio di Bellona e per l’area ex ILSIDE. Grazie.

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